Garantire un lavoro sicuro, evitare che la propria attività lavorativa diventi fonte d’infortunio e malattia, fare in modo che le persone non siano costrette a scegliere tra il lavoro e la salute, questi sono a tutti gli effetti alcuni degli impegni rientranti negli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (SDG 8 “Lavoro Dignitoso e Crescita Economica” e SDG 3 “Salute e Benessere”). Banalmente potremmo dire che una cosa è sostenibile se vi è un equilibrio tra gli aspetti ambientali, economici e sociali; e in quest’ultima categoria personalmente ci vedo tutto quello che ha a che fare con l’impegno a garantire la salute, il benessere e la sicurezza delle persone.
Faccio questa premessa perché molto spesso ho sentito da amici e colleghi la frase: “domani ho un corso di sicurezza sul lavoro.. che palle!” oppure: “quelli della sicurezza sono pagati per fare ramanzine e rallentare il lavoro”. Oltre che di certificazioni ambientali e attività in campo di responsabilità sociale d’impresa, mi occupo da anni anche di sicurezza sul lavoro e sono il primo a dire che in passato molti consulenti e Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) hanno sbagliato completamente approccio con i lavoratori (dagli operai ai dirigenti) imponendo regole senza spiegarne l’importanza e senza sensibilizzare gli interessati. Sono il primo a dire che molti corsi di sicurezza, giustamente obbligatori per legge, sono fatti da persone che non sanno insegnare, da esperti improvvisati docenti, da gente incapace di trasmettere interesse e che si limita a leggere pagine e pagine di noiosissime normative.
Io invece credo fermamente nella formazione, mi piace insegnare e parlare in pubblico dei temi che mi stanno a cuore. Così, quando ho preso l’abilitazione da formatore per i corsi di sicurezza sul lavoro ho colto l’opportunità di avere a disposizione dalle otto alle sedici ore per corso per insegnare ai miei “alunni”, spesso colleghi, cosa si intende per sviluppo sostenibile, cos’è il cambiamento climatico, quali sono i nostri quotidiani impatti sull’ambiente e sulla salute delle persone. Qualcuno si chiederà cosa c’entrano questi argomenti con la sicurezza sul lavoro. Pensateci: la corretta manutenzione delle caldaie e degli impianti di climatizzazione, che se mal funzionanti possono creare una pericolosa fonte d’inquinamento e di gas ad effetto serra, non è un’attività che impatta direttamente con il problema del cambiamento climatico? Oppure, il rischio chimico (molto presente anche nelle nostre case) e la gestione delle sostanze pericolose, non sono un problema anche per l’ambiente oltre che per la nostra salute? E poi ancora: sapete qual è l’attività che statisticamente conta il maggior numero d’infortuni sul lavoro? Risposta: l’utilizzo dell’auto e dei mezzi di trasporto, attività che svolgiamo tutti quotidianamente e che crea anche un notevole inquinamento dell’aria. E potrei andare avanti per ore.
Insomma, dobbiamo cercare di essere sempre più interdisciplinari e smettere di guardare il mondo per comparti. Ho studiato ecologia e sono affascinato dalle interazioni che collegano le specie viventi con la natura, con le risorse e le materie prime. Quello che mi piace della sostenibilità è il fatto che non è solo una questione ambientale ma anche sociale, economica, istituzionale, valoriale, filosofica e di comunità.
Proprio in questi giorni sto preparando le prossime lezioni da fare in settembre e mi sto documentando leggendo i libri di Edo Ronchi (La transizione alla Green Economy), Luca Mercalli (Non c’è più tempo), Enrico Giovannini (L’Utopia Sostenibile) e la storia di Alexander von Humboldt. Ci credete che li inserirò in un corso di sicurezza sul lavoro? Ebbene sì! Poi ovviamente parlerò anche di quello che prevede la legge, ma onestamente quello che trovo più importante è far capire alle persone che stiamo parlando innanzitutto di rispetto. Rispetto verso la propria salute, verso i propri colleghi, verso la società (e il sistema sanitario pubblico), verso la terra che coltiviamo, verso l’acqua che beviamo e l’aria che respiriamo. E intanto che ci sono vi do un altro consiglio: io non parlo più di corso di formazione sulla sicurezza sul lavoro, l’ho rinominato corso di formazione sui “fondamenti di sviluppo sostenibile“. Risultati ottenuti in questi anni: i colleghi vengono più incuriositi a seguire i miei corsi, gli infortuni sul lavoro sono stati ridotti significativamente, molti compagni di lavoro hanno incominciato a fare attenzione all’ambiente e sono realmente preoccupati dal cambiamento climatico.