Articolo pubblicato su “il Taccuino di Darwin” (www.iltaccuinodidarwin.com) – 07/11/2016
E’ iniziata oggi, a Marrakech, la ventiduesima Conferenza ONU sul clima, ma gli occhi del mondo sono tutti puntati verso gli Stati Uniti. Se nella città marocchina la giornata di oggi è stata sostanzialmente una passerella dei vari rappresentanti dei Paesi partecipanti, domani l’esito delle elezioni americane potrebbe essere determinante per la riuscita della COP 22. Si sa che in queste conferenze mondiali i giochi si fanno alla fine e le principali decisioni vengono prese nelle ultime ore prima della chiusura. Ma quest’anno la situazione è ancora più incerta perché a rappresentare gli Stati Uniti potrebbe esserci un negazionista del cambiamento climatico, il repubblicano Donald Trump. E anche se l’accordo di Parigi di un anno fa è stato approvato e ratificato da più di cento Paesi, per cui è difficile pensare ad una marcia indietro, è altrettanto vero che le decisioni che dovranno essere prese in questa Conferenza della Parti non sono per niente semplici o scontate. Per farsi un’idea pensiamo alle resistenze che si verranno a creare quando si dovrà decidere come finanziare il “green climate fund“, il fondo economico – stabilito in 100 miliardi di dollari l’anno – che servirà a sostenere l’azione climatica nei paesi in via di sviluppo e ricostruire città che nei prossimi anni saranno colpite da calamità naturali intensificate dal cambiamento climatico. Un accordo non facile da trovare se si pensa che non tutte le nazioni sono ugualmente interessate dagli effetti del cambiamento climatico e che tra le più vulnerabili ci sono molti Paesi nordafricani e del Medio Oriente che già adesso avrebbero bisogno di grandi aiuti. Ce lo vedete uno che nega il cambiamento climatico finanziare con denaro pubblico la ricostruzione di un paese africano devastato da un lungo periodo di siccità? E questo è solo uno dei punti su cui si dovrà trovare un’intesa.
Anche se questa COP si presenta più tecnica rispetto alla precedente, non è detto che il suo successo sia scontato e tantomeno efficace. L’impressione è che l’evento di Marrakech sia partito un po’ in sordina, senza la luce dei grandi riflettori ma oscurato dagli esiti delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. Una situazione probabilmente inevitabile data la coincidenza dei due appuntamenti, che sembrano lontani tra loro ma che nei fatti sono molti meno distanti di quanto si pensi.
Ma in questo scenario fatto di grandi incertezze un dato è sicuro: il cambiamento climatico non aspetta e, anzi, continua a fare danni alle nostre città. Per quel poco che conta noi cercheremo di tenere gli occhi puntati sulla Conferenza di Marrakech e informarvi degli sviluppi. Vogliamo dare il nostro modesto contributo nella speranza che tanti piccoli fari portino l’attenzione della gente su un grande problema. Vogliamo che questa nuova conferenza non si chiuda con un nulla di fatto ma soprattutto non vogliamo che si perda dell’altro prezioso tempo.
Andrea Merusi
L’ha ribloggato su La Sfida di Oggi. Il cambiamento climatico e il rapporto tra uomo e natura.
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